E\’ con me da sempre, da quando l\’Innocente ha lasciato posto all\’Orfano, poi al Guerriero e a tutti gli altri. Da quel momento lui c\’è sempre stato, in un modo o nell\’altro, più o meno presente. Eppure la prima volta che l\’ho visto davvero è stato circa 3 anni fa. Ricordi quando ti ho parlato dell\’Iceberg? Ecco, una grandissima fetta della parte di sotto è roba sua.
Quella volta l\’ho incontrato, gli ho associato un\’immagine, ho iniziato a parlarci e a provare ad accoglierlo. Provare è il termine giusto, perchè non è stato così semplice. Il nome invece gliel\’ho dato da poco, durante una delle ultime uscite di corsa, in uno di quei momenti in cui dopo qualche chilometro entro in uno stato di totale connessione con me stesso.
L\’ho chiamato Johnny, così, mi è uscito spontaneo. Forse perchè è un nome che mi ricorda un pò quei duri dei film americani, quelli che si prendono sempre un pò troppo sul serio, che hanno grandi potenzialità ma finiscono regolarmente dal lato sbagliato della barricata e, spesso, finiscono male.
E\’ il mio bambino interiore.
Quella volta ne ho scoperto l\’esistenza, sebbene ne avessi già sentito parlare più volte, ma da buono scettico che credeva solo a quello che poteva toccare con mano la cosa mi aveva fatto sempre un pò sorridere.
Invece quella volta fu diverso. Accettai di farmi condurre alla sua scoperta e cominciai piano piano a conoscerlo, cominciando a capire da dove arrivavano tanti miei comportamenti, tanti miei blocchi, paure, chiusure. Ho visto un bambino pieno di rabbia e aggressività che non sapendo come sfogarla la scaricava sulla persona che conosceva meglio di tutte: sè stesso.
Ho cominciato a prendere consapevolezza con quella parte di me che remava contro a tutto quello che tentavo di fare con le migliori intenzioni. Anche le sue, dal suo punto di vista, erano buone: voleva proteggersi(mi) da tutto e da tutti ed ogni volta che provavo ad impedirglielo partiva una lotta interiore in cui non c\’era nessun vincitore ma un unico perdente: sempre io.
Sembra una cosa così semplice mentre la scrivo, eppure fare pace con lui, accoglierlo, tranquillizzarlo e spiegargli che la sua protezione è un tantino troppo invasiva e che da adesso in poi preferirei vivere senza il suo continuo intervento non è una passeggiata, anzi.
Conoscere quella parte di me ed imparare a conviverci però è un passaggio fondamentale per poter cambiare. Ed è un passaggio che dovrebbe affrontare chiunque decida di affrontare un cambiamento.
Johnny in particolare ha queste discutibili abitudini:
- Giudica tutto e tutti, nel bene e nel male, e quindi giudica me. Come fai a fare qualsiasi cambiamento con un giudice interiore che analizza e, se ritiene che sia il caso (quasi sempre), smonta tutto con motivazioni validissime?
- Controlla tutto e tutti: soprattutto controlla le situazioni per uscirne sempre pulito e da (finto) eroe. In alternativa meglio fare un passo indietro.
- Ama l\’invisibilità: il suo motto è fatti i cazzi tuoi e campi cent\’anni
- Emozioni? Ma per piacere. Non servono a nulla se non a perdere il controllo.
- Dolore. Zero, gli è bastato quello che non ha saputo gestire tanti anni fa. Meglio starne alla larga.
Potrei andare avanti ancora a lungo ma penso sia inutile, il quadro è chiaro: con un sabotatore interno così caparbio e presente qualsiasi iniziativa è destinata a fallire in partenza. O quantomeno a dover sottostare a così tanti compromessi da riuscire a spegnere ogni scintilla di entusiasmo in breve tempo.
Ecco perchè da quando ho cominciato a prenderci confidenza si sono sbloccate tantissime cose che prima ho provato per anni a cambiare con scarsissimo successo.
Ad esempio modificare il mio atteggiamento mentale, il mio mindset per dirla in modo un pò più figo, era impensabile finchè c\’era lui che con il suo sarcasmo smontava qualsiasi mio tentativo. Non c\’era proprio nessun vero tentativo a dirla tutta, perchè appunto il sarcasmo era più forte della volontà di provarci davvero.
Ma fino ad ora sto parlando solamente di due attori all\’interno di questo film: la mente razionale, quella che trasforma il pensiero in azione, e quella inconscia, dove risiedono tutti gli automatismi e gli schemi che il mio amico Johnny ha contribuito negli anni a costruire in modo così meticoloso.
Manca ancora una cosa, un attore che da semplice comparsa diventerà sempre più protagonista.
Ma di lui ti parlerò la prossima volta.