Crisi di coppia e silenzio in casa: cosa fare quando non si parla più

“Non litighiamo quasi mai, ma non ci parliamo più. Non so neanche da dove cominciare.”

Questa frase me la dicono tanti uomini, spesso padri di famiglia, che all’apparenza hanno tutto sotto controllo. Lavorano, mantengono la casa, sono presenti con i figli. Ma dentro covano un disagio muto, difficile da confessare anche a sé stessi: in coppia non si parlano più.

Niente urla. Nessun dramma.
Solo silenzio.

Il silenzio non è pace

Molti lo vivono come una tregua. Dopo anni di discussioni o tensioni, il silenzio sembra una soluzione meno faticosa: “Almeno non litighiamo più”, mi dicono. Ma in realtà è una distanza che cresce giorno dopo giorno, fatta di sguardi sfuggenti, frasi di circostanza, gesti automatici.

Il silenzio non è pace.
È assenza di contatto.
E a lungo andare, uccide l’intimità.


Perché succede soprattutto agli uomini?

Nel mio lavoro di coach noto una costante: molti uomini non sono stati educati a parlare delle proprie emozioni. Finché si tratta di problemi pratici, sanno cosa dire e come agire. Ma quando si tratta di esprimere disagio, insoddisfazione o tristezza… si chiudono.

Lo fanno per tanti motivi:

  • Paura del conflitto

  • Paura di non essere capiti

  • Paura di sembrare deboli

  • Stanchezza emotiva cronica

Il risultato? Parlano con tutti… tranne che con la persona che hanno accanto.


Le conseguenze del “mi tengo tutto dentro”

Quando un uomo smette di parlare nella coppia, spesso inizia a:

  • sentirsi solo, anche se non è fisicamente solo;

  • rimuginare senza trovare una via d’uscita;

  • provare un misto di rabbia e rassegnazione;

  • chiudersi ancora di più, oppure cercare vie di fuga (lavoro, hobby, tradimenti emotivi o reali).

È un circolo vizioso. Più il silenzio cresce, più sembra impossibile rompere il ghiaccio.


Da dove si può ripartire?

La buona notizia è che non è mai troppo tardi per riaprire un dialogo, anche quando sembra tutto bloccato.
Ma il primo passo non è parlare con l’altra persona.
È ritrovare il contatto con sé stessi.

Serve un luogo sicuro in cui:

  • dare un nome a quello che provi;

  • sentire che non sei “sbagliato”;

  • trovare parole nuove per dire cose vecchie.

È qui che il coaching può essere utile. Non perché ti dà la soluzione perfetta, ma perché ti aiuta a rientrare in contatto con la tua voce. E da lì, tutto può cambiare.


👉 Se ti riconosci in queste righe

Non aspettare che il silenzio diventi una distanza irreparabile.
Puoi ripartire da te, anche solo per capire cosa stai davvero vivendo.

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